Le rare note biografiche contenute nei testi di storia della musica italiana del ’ 900 liquidano con poche righe la figura di Marco Enrico Bossi al quale viene riconosciuto semplicemente il ruolo di eccelso organista, senza che sia citato né tantomeno approfondito il suo ruolo di musicista a tutto campo.
Bossi fu interprete dal gusto raffinato e dalla solida tecnica, compositore dalla vena inesauribile, didatta autorevole (insegnò al Conservatorio di Napoli [1890-95], direttore e docente di composizione nei Licei Musicali di Venezia [1895-1901], Bologna [1902-1911] e Roma [1916-1923]).
Fu in stretto contatto coi maggiori intellettuali italiani: godette dell ’ amicizia di poeti e scrittori come il Pascoli, il Carducci, il Fogazzaro e il D ’ Annunzio e venne tenuto nella massima considerazione dai governanti che gli affidarono prestigiosi e assai ben riconosciuti incarichi.
Attraverso un lavoro costante e appassionato, Bossi riuscì a far rivalutare l ’ organo, strumento spesso negletto e avulso dal mondo della musica dei “grandi”, in un periodo nel quale in Italia, da oltre un secolo, il melodramma era padrone incontrastato e chiunque voleva avventurarsi nel mondo della musica organistica, ma anche in quello della musica sinfonica e cameristica, non poteva avere cittadinanza, tanto da essere costretto in più di un caso ad emigrare all’estero in cerca di fortuna.
Il presente lavoro, che segue di circa quindici anni quella che fu la prima biografia di Bossi apparsa dopo oltre cinquant ’ anni dalla morte per Gioiosa editore nel 1999, è il tentativo di emendare la precedente ricerca attraverso un più attento e rigoroso lavoro di ricerca.
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